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Dario Finardi

Dario Finardi, giovane venticinquenne laureato in architettura delle costruzioni presso il politecnico di Milano, è un ragazzo dinamico, con tanta voglia di fare. Ha trascorso l’ultimo anno a Milano, dividendo le sue giornate tra un lavoro da cameriere, lo studio e gli amici con cui ha scoperto la città, che in questo periodo ha imparato ad amare. Il salto dal piccolo paesino di provincia dove è cresciuto alla viva metropoli lo ha portato ad intraprendere un nuovo percorso, iscrivendosi al corso per conseguire la laurea specialistica in Architettura per il Costruito (con laurea in dirittura d’arrivo) e trascorrendo gli ultimi sei mesi a Lisbona, in cui ha partecipato ad una fantastica esperienza Erasmus.
C’è stato un designer in particolare che ti ha colpito ed invogliato ad intraprendere questa strada? Se così non fosse ci sono designer da cui trai ispirazione per il tuo lavoro?
Apprezzo molto Bruno Munari. «Osservare a lungo, capire profondamente, fare in un attimo». La frase spiega perfettamente la filosofia del designer milanese, concetti fondamentali anche in un campo come quello dell’architettura.
Quali sono le principali fonti da cui trai ispirazione per i tuoi lavoro?
La maggior parte delle informazioni da cui traggo ispirazione arrivano da internet. Ci sono vari siti che consulto quotidianamente, principalmente riguardanti argomenti architettonici (Archdaily su tutti), ma anche di design ed arte in generale (Colossal il mio preferito). Trovo molto interessanti anche strumenti come Pinterest ed Instagram. L’esperienza diretta resta comunque una fondamentale fonte d’ispirazione, permette di percepire le cose nella loro completezza; amo i musei e le mostre in genere.
Quale solitamente il processo creativo per la realizzazione dei tuoi lavori?
Detesto progettare partendo da basi effimere: la funzione dev’essere il centro del progetto. Il processo creativo parte sempre dall’individuazione di un'esigenza. Cercando di soddisfare una necessità nascono le forme che daranno vita al progetto, vengono successivamente individuati i materiali, i colori e i dettagli che caratterizzeranno il lavoro. è un processo che si compone di vari step, uno dipendente dal’altro.
Quanto influisce nei tuoi lavori la quotidianità e ciò che ti circonda? E guardando al tuo background, alla realtà dove sei cresciuto/a, riscontri delle influenze nel tuo lavoro?
NoCredo che il luogo dove si vive e lavora influisca drasticamente sulla produzione creativa di una persona: stimoli, idee, emozioni forti che rendono il proprio lavoro ancora più forte e credibile. Strano a dirlo in un mondo che sempre di più abbatte le distanze tramite internet..
Abbiamo parlato d’ispirazione, ma oltre a questa c’è anche la “destinazione”: c’è un pubblico ideale, un target di riferimento a cui fai riferimento?
Non esiste pubblico per un giovane architetto: mi piace cimentarmi in diverse sfide, diversi progetti molto diversi tra di loro per capire realmente in cosa posso esprimermi al meglio capendo le esigenze dei miei clienti.
Secondo te come si è evoluto il linguaggio del design?
Il design credo si stia un po’ snaturando: sempre più spesso credo si forzi l’originalità delle forme o l’impiego di materiali innovativi piuttosto che puntare sulla semplicità dell’oggetto, che da sempre contraddistingue il design italiano. Il design credo si stia un po’ snaturando: sempre più spesso credo si forzi l’originalità delle forme o l’impiego di materiali innovativi piuttosto che puntare sulla semplicità dell’oggetto, che da sempre contraddistingue il design italiano.
Quali sono, secondo te le figure professionali del futuro in ambito del design?
Credo saranno fondamentali figure specializzate nelle ultime tecnologie che probabilmente verranno sempre più utilizzate nei futuri progetti, nel design come nell’architettura.
Secondo te Internet e i social aiutano o complicano la vita dei designer?
Internet aiuta sempre se si sa come usarlo: può essere uno stimolo per dare una forma alle proprie ispirazioni, ma non bisogna abusarne. Internet deve solo essere un mezzo ma non deve sostituire la nostra capacità di sviluppare il progetto.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
L’ultimo progetto che ho completato è stato creare un laboratorio a Lisbona: un edificio per uffici e terziario in una città portoghese. Ora penso a laurearmi. Sto sviluppando una tesi su di un ex area militare, ora in disuso, a Pavia. Credo di concludere tutto entro la fine di quest’anno.
Greta Belloli
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