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Vittoria Biunno

Vittoria Biunno ha 23 anni, è nata a Milano da madre inglese e padre americano, due genitori che le hanno sempre insegnato ad essere “cittadina del mondo”: viaggiare non è per lei una passione, ma bensì una necessità, che l’ha resa quello che è oggi. Sperimentare e scoprire sono i verbi che più caratterizzano la sua personalità: la continua ricerca e la sua forte curiosità l’hanno condotta all’estero, in particolare a Londra, dove è studentessa dell’ultimo anno del corso Interior Design Environment Architecture presso il Ravensbourne College.

C’è stato un designer in particolare che ti ha colpito ed invogliato ad intraprendere questa strada? Se così non fosse ci sono designer  da cui trai ispirazione per il tuo lavoro? 

Ci sono alcuni designer che influenzano il mio lavoro e che tengo sempre come punto di   riferimento: ad esempio i lavori di Le Corbusier, dei quali mi colpiscono molto le linee regolari e semplici, oppure i più recenti lavori di Renzo Piano. Inoltre ogni volta che inizio a lavorare ad un nuovo progetto scopro sempre nuovi designer da cui trarre spunto per quel progetto in particolare. 

 

Quali sono le principali fonti da cui trai ispirazione per i tuoi lavoro? 

La prima fonte a cui attingo è sempre internet: è il modo più semplice e veloce per conoscere il lavoro di designer e architetti dai quali posso prendere ispirazione.  Inoltre consulto sempre la rivista Architectural Review per sviluppare nuove idee artistiche e il magazine Frame per essere sempre informata sulle novità nel campo dell’ interior design. Ultimamente faccio spesso dei viaggi giornalieri per avere sempre nuove idee: parto al mattino e torno la sera, cerco di ampliare i miei orizzonti e di mantenere sempre accesa la mia curiosità: in questo modo mi allontano dalla routine, che credo sia la prima nemica della creatività. L’ultima giornata fuoriporta l’ho passata a Copenaghen: è stata una giornata ricca di emozioni. Ho capito che nel nord europa la mia professione ha un grande futuro.

 

Quale solitamente il processo creativo per la realizzazione dei tuoi lavori?

Dopo il briefing iniziale, ricerco più informazioni possibili sul cliente, sulla zona e sull’edificio che caratterizzano il mio progetto. Dopo di che inizia il processo di design: avviene un brainstorming in cui si esprimono emozioni e pensieri riguardanti tutto ciò che più mi ha colpito della ricerca svolta. Questi termini vengono poi convertiti in idee e, come ultimo step, in disegni. Questa parte del processo è quella più lunga ed impegnativa, in quanto gli sketch cambiano in continuazione, in base a fattori come nuove richieste del cliente o nuove ispirazioni. Quando il design è finalizzato inizia la fase di rendering dove i disegni iniziano a diventare realtà:  con software come 3DS Max o Photoshop gli  spazi iniziano a prendere vita e a dare un’idea concreta e reale del lavoro.

 

Quanto influisce nei tuoi lavori la quotidianità e ciò che ti circonda? E guardando al tuo background, alla realtà dove sei cresciuto/a, riscontri delle influenze nel tuo lavoro?

L’Italia è il paese in cui sono cresciuta e mi influenza in tutto quello che faccio: spesso mi capita di unire la realtà italiana e quella inglese nei miei lavori. Nel progetto a cui sto attualmente lavorando sto  facendo un paragone tra il sistema sanitario italiano e inglese, cercando di incorporare le caratteristiche positive di entrambe le culture per creare uno studio medico. Inoltre 

la mia famiglia, i miei amici e le persone che mi circondano mi ispirano tantissimo: grazie ai loro consigli e al loro sostegno trovo sempre la forza per migliorare i miei lavori, per accettare nuove sfide dando sempre il meglio di me.

 

Abbiamo parlato d’ispirazione, ma oltre a questa c’è anche la “destinazione”: c’è un pubblico ideale, un target di riferimento a cui fai riferimento?

Prima di iniziare la mia avventura qui a Londra pensavo di voler sviluppare la mia carriera lavorativa occupandomi di design nell’ambito residenziale. Negli ultimi 3 anni ho invece realizzato  che l’ambito commerciale e quello del trasporto mi interessano molto di più, sono molto più challenging, offrono diverse tipologie di progetti e di lavoro, pur restando sempre nello stesso ambito. Penso che questa possa essere la mia strada.

 

Secondo te come si è evoluto il linguaggio del design?

La tecnologia è stata  il turning point dell’evoluzione del design e di come lavoriamo oggi rispetto al passato.  I tempi di esecuzione sono accelerati, il lavoro è sempre più preciso, si sono aperte moltissime nuove strade che permettono di lavorare in maniera più efficace. Ovviamente gli errori ci sono sempre, ma penso che anche questo abbia il suo lato positivo: grazie ad essi siamo sempre stimolati a crescere, a fare nuove scoperte e a migliorare.

 

Quali sono, secondo te le figure professionali del futuro in ambito del design? 

Al giorno d’oggi la competizione tra i designer è alta. Questa professione intriga molti e trovare il proprio spazio all’interno di questo mondo diventa ogni giorno una sfida sempre più dura. 

La parola d’ordine è quindi indipendenza: Gli architetti del futuro devono essere completi a 360 gradi, devono avere la preparazione per sapersi cimentare in tutti i campi, dagli spazi interni a quelli esterni fino ad arrivare alla progettazione di ogni più minimo dettaglio senza dover chiedere aiuto, avendo la professionalità di gestire tutto contando solo sulla propria persona, in modo da offrire al cliente un pacchetto completo, cosi che non debba rivolgersi a svariati professionisti ma solo ad uno.

 

Secondo te Internet e i social aiutano o complicano la vita dei designer? 

Internet è una parte fondamentale del nostro lavoro. Rende tutto molto più veloce specialmente durante la prima fase ricerca: avere accesso a cosi tante informazioni con un solo clic è qualcosa di magnifico. I social network invece sono utili nella ricerca di un impiego, aiutano a trovare lavoro e a farsi scoprire degli altri. Bisogna però sottolineare che nonostante l’avvento di queste nuove tecnologie, dei social e di tutti i nuovi software a disposizione di tutti coloro che sono appassionati o vogliono intraprendere la propria strada nel mondo dell’interior design il disegno fatto mano resta la caratteristica fondamentale delle qualità professionali di un designer.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

In questi mesi sto lavorando sul mio Final major Project, ovvero il mio progetto di tesi che presenterò a Luglio. Dopodiché inizierò a costruire la mia carriera cercando un lavoro che mi permetta di sperimentare, di mettermi alla prova prima di continuare gli studi per un master. 

Non credo che resterò a Londra e nemmeno che rientrerò in Italia: vorrei vivere nuove esperienze in America o in Asia, per conoscere nuove culture imparare e imparare nuovi metodi lavorativi.

 

Parlaci di un tuo progetto che hai particolarmente a cuore.

Uno dei miei progetti preferiti consiste nel redesign del nuovo flagship store di Alexander McQueen a Londra. Grazie ad una puntigliosa ricerca sono venuta a conoscenza della triste esperienza vissuta dalla sorella del designer, che ha trascorso anni subendo abusi e maltrattamenti dal suo compagno. Partendo da questa brutta esperienza McQueen ha capito come le donne siano importanti per la vita, per lo sviluppo dell’umanità, e ha sempre voluto che le donne si sentissero come regine indossando i suoi abiti. Da qui la mia scelta di basare il design del negozio attorno al tema delle api e, in particolare, il racconto della trasformazione da ape operaia in ape regina. La zona del negozio in questo passaggio è più evidente sono sicuramente i camerini: le donne che indossano abiti Alexander McQueen possono passare dal sentirsi api operaie ad api regine. 

 

                                   Greta Belloli

 

 

© 2016 by Project-E. EVOLUTION BECOMES EVERGREEN 

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